RADIOMARE - NORD ATLANTICO
Di Adolfo Brochetelli, IK1DKW - ARMI 011
Tratto da : http://lnx.insubriaradio.org/doc/BOLLETTINO_85_09.pdf
Ero imbarcato su una petroliera da 90.000 tons con un carico di bunker, un
tipo di petrolio che doveva essere riscaldato costantemente a 40 gradi centigradi,
altrimenti si solidificava. Eravamo in pieno atlantico quando uno
“storm tropical”, che era molto più a sud, collise con la nostra rotta. Fortunosamente
era uno storm molto veloce. La nave inizia a beccheggiare e a rollare
in modo anomalo. Terminato il mio turno di guardia verso le 22.00 locali andai
sul ponte, dove il Comandante di Ventimiglia era attorniato dai sui ufficiali.
Io, nel buio più totale guardai fuori, mi sembrò una delle solite tempeste
gia prese, riprese e digerite pertanto non mi preoccupai più di tanto.
Il Comandante guardandomi con aria un poco preoccupata mi disse:
“Marconi, se è come dico io, questa nottata per lei sarà indimenticabile”.
Salutai tutti e andai a dormire, dopo essermi assicurato che in sala radio
la parte emergenza 500 khz avrebbe funzionato perfettamente.
Al mattino verso le 06.00 mi svegliai per l’intenso profumo del caffé proveniente dalla
riposteria comando, locale prossimo alla mia cabina. Il mare era calmo e la nave procedeva
con l’immensa prua tagliando in due le onde, spinta dai trentaseimila cavalli
del motore Sulzer, fortunata vendita alle tre navi della compagnia Europa, da parte
del rappresentante italiano della ditta svizzera in Italia. Purtroppo la stazione radio
non era certamente adeguata alla possanza del motore ne tanto meno della nave.
In stazione radio staccai l’autoallarme riposto nell’enorme cassone della ditta IRME
di Roma, accesi il ricevitore principale AC16, attesi una decina di secondi prima di
sentire il classico e familiare fruscio proveniente dall’altoparlante. La membrana già
risuonava colma delle solite chiamate dei greci e delle varie navi che chiedevano QSP.
Allora, era normale prassi che qualche operatore buontempone passava tutto il traffico
RT in QSP diretto a IAR ed il vantaggio era evitare di stare mezza giornata a chiamare
Roma PT RADIO sulle varie bande inutilmente. Spesso si incontravano navi che avevano
ancora trasmettitori da cento watt soltanto e quindi loro erano motivati a chiedere
il QSP. Al mattino molto presto, ascoltavo in lontananza gli echi delle stazioni costiere
americane. Posso affermare che l’ascolto della 500 KHz era un’arte vera e propria.
Dal fruscio, dall’intensità dei segnali, dal traffico, ai CQ e dal QSB si poteva dire con
una certa approssimazione in quale parte del pianeta ci si trovava e a che distanza.
Una cosa che mi è rimasta particolarmente impressa dopo tanti anni di navigazione
sulle super petroliere è che, con le loro basse velocità di crociera, rendevano grandi le
brevi distanze, era come trovarsi su un altro pianeta. Poi c’era l’AC-16 con il suo dedicato
aereo ricevente per le onde medie e lunghe, ben curato nella sua realizzazione.
Le onde lunghe in A.M. erano rifugio serale per i notiziari e al mattino per i bollettini meteo,
dove le stazioni americane con i nominativi a quattro lettere, primeggiavano tra loro
con dovizie di particolari relativi al tempo a confronto degli sterili meteo fonici europei.
RADIOMARE - NORD ATLANTICO
Di Adolfo Brochetelli, IK1DKW - ARMI 011
Alcune stazioni radiotelegrafiche trasmettevano il meteo cifrato a cinque numeri.
Sulla nomenclatura dei servizi speciali c’era il codice di traslazione. Io, con grande
passione, mi ero specializzato riproducendo fronti freddi, caldi, posizione delle
alte e basse pressioni, direzione del vento e mare su una cartina in formato A4
o A3 riproducendo la porzione di oceano o continente interessato alla ns posizione/
destinazione. Era importante tener sotto controllo gli storm tropicali, perchè
la loro velocità al momento della formazione era elevata e non era ben comprensibile
la direzione definitiva in cui si sarebbero sviluppati. Oggi le onde lunghe
sono quasi deserte a livello mondiale a parte qualche srt rtg ad uso aeronautico.
Inoltre a tarda sera ascoltavo sempre la porzione radiotelefonica dei 6 Mhz dove c’era
il servizio aeronautico commerciale e i centri di controllo dell’area aerea, trasmettendo
continuamente le condizioni meteo dei più importanti aeroporti europei da Shannon
a Dakar. Logicamente, potete immaginare che, già in quegli anni i famosi 45 metristi
imperversavano sulla banda dei 6 Mhz ignari di danneggiare un servizio primario. Da
una parte sarebbe meglio avere ancora gli AC-16, ma purtroppo non ci sarebbe stata
l’evoluzione tecnico/scientifica da quegli anni ed oggi, malgrado la IL-2 guarisca
i tumori, dall’altro sono state costruite le mine antiuomo intelligenti e soldati senza
scrupoli pur di non saltarci sopra loro, mandano avanti frotte di bambini che rimangono
per sempre amputati degli arti inferiori e tutto questo solo per un pezzo di pollo
all’aviaria che le varie unità di controllo antisofisticazione europee o americane, hanno
bloccato alla frontiera e rivendute, come i farmaci, ai paesi in guerra a prezzi altissimi.
Io ricordo bene e qualcun altro me lo ha fatto ben notare, che la scoperta della
radiocomunicazione era per salvare le vite umane, non per uccidere. Purtroppo, Albert
Einstein in punto di morte aveva ben detto che: “Dio non gioca mai con i dadi”.
Il nostro hobby, inconsciamente per noi, viene dall’evoluzione delle guerre e non dalla pace.
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sabato 8 ottobre 2011
1 commento:
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il grande adolfo ci ha lasciati il15ottobre 2016. un amico d'infazia.
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