CARLO I1CLC, CAPOMAGLIA NELLE PRIME ORE |
di Carlo Luigi Ciapetti I5CLC
Quando si parla di “radioamatori” il pubblico recepisce questo
termine come vago ed onnicomprensivo: un tizio che ascolta le radio di tutto il
mondo, oppure che usa la radio per chiacchierare con gli amici…Niente di più
inesatto:Wikipedia, enciclopedia on-line divenuta ormai il mezzo più
accessibile per la ricerca di definizioni e lemmi, dà invece questa definizione
“Il radioamatore, in gergo OM (acronimo dall'inglese Old Man) o HAM,
è uno sperimentatore, senza finalità di lucro, del mezzo radio e delle
radiocomunicazioni, intese nella più ampia accezione del termine”. Aggiunge
anche che il radioamatore, per poter operare, deve esserne autorizzato dal
Ministero delle Comunicazioni che, dopo avere superato un esame scritto, gli
rilascerà una “patente” e successivamente una “autorizzazione“ ad installare ed
esercire una propria stazione ricetrasmittente, che potrà assemblare con
apparecchi di commercio oppure da lui stesso costruiti,
nonché un “nominativo” in base al quale verrà identificata in
tutto il mondo ed in maniera univoca. Per fare un esempio, il mio nominativo è “I5CLC”, suddiviso nella parte di
“prefisso”, “I” indica l’Italia ed
il numero “5” indica la Toscana , e di suffisso, “CLC”
corrisponde alle mie iniziali: al tempo in cui lo chiesi ciò era ancora
possibile. I radioamatori possono operare su porzioni ben precise dello spettro
elettromagnetico, dette “bande”, secondo il Piano Internazionale delle
frequenze stabilito dall'Unione Internazionale delle Telecomunicazioni (ITU):
alcune bande permettono comunicazioni intercontinentali, altre permettono solo
comunicazioni locali o nazionali. Ma oltre alle comunicazioni dirette per onda
di terra e quelle via ionosfera, troposfera, ripetitori, ecc., i radioamatori
comunicano anche attraverso l'utilizzo di satelliti artificiali oppure facendo
rimbalzare il segnale radio sulla superficie della Luna. Per poter trasmettere
sulle frequenze radioamatoriali, è necessario un apparato radio adeguato, collegato
ad un'antenna opportunamente realizzata in base alla frequenza utilizzata: ce
ne sono di molti tipi, dalle più semplici alle più complesse, con
caratteristiche direttive oppure omnidirezionali, che pure possono essere
acquistate oppure autocostruite. La realizzazione delle apparecchiature
riceventi e trasmittenti, delle antenne, delle linee di connessione di queste
con le apparecchiature, dei dispositivi accessori di ogni tipo dal semplice ed antico tasto telegrafico,
ancora ricco di fascino, ai complessi insiemi di hardware e software nonché la conoscenza delle proprietà della
troposfera e della ionosfera, che costituiscono le “vie del cielo” sulle quali
viaggiano i segnali radioelettrici, sono il vero impegno del radioamatore –
solo marginalmente interessato alle conversazioni che gli saranno possibili con
colleghi di ogni parte del mondo e che gli confermate con delle cartoline che
vengono chiamate “QSL”, termine derivato dall’antico linguaggio telegrafico rappresentando il banco di prova della sua
abilità e della sua competenza. I problemi connessi all’assemblaggio di una
stazione radioamatoriale sono infatti molti ed assai complessi, richiedendo la
conoscenza di nozioni matematiche e fisiche nonché la maturazione di una
esperienza tecnica che, nella maggior parte dei casi, fa del radioamatore un
autodidatta: il radioamatore risolve infatti questi problemi con la conoscenza
delle leggi fisiche che li regolano, mettendo in ciò una passione ed un entusiasmo
che prescindono tanto dal suo grado di cultura, quanto dalla sua esperienza
lavorativa o professionale. Il radioamatore può quindi essere definito a pieno
titolo come un “ricercatore volontario” la cui capacità tecnica ed operativa
cresce con l’esperienza che matura, giorno dopo giorno, nel procedere del suo
cammino di sperimentazione, portandolo spesso ad effettuare scoperte anche importanti
per l’intero contesto delle radiocomunicazioni e
portandolo anche a saper intervenire personalmente e singolarmente in tutte
quelle circostanze in cui emergenze impreviste abbiano reso inusabili i
circuiti primari di comunicazione.
E proprio nel 1966 ci fu anche per me che avevo allora 28 anni la prova del fuoco, quella di tutti i radioamatori che spontaneamente e volontariamente, senza che nessuno glielo chieda, intervengono nei casi di emergenza.
E proprio nel 1966 ci fu anche per me che avevo allora 28 anni la prova del fuoco, quella di tutti i radioamatori che spontaneamente e volontariamente, senza che nessuno glielo chieda, intervengono nei casi di emergenza.
GIACOMO I1CNG, MAURO I1MEC E MARIO I1ROD AI VIGILI DEL FUOCO |
Nelle prime ore
della notte del 4 Novembre, l’Arno aveva invaso Firenze, allagandola a macchia d’olio:
in poco tempo non ci furono più comunicazioni né all’interno della città né col
resto d’Italia né col mondo, in quanto l’alluvione l’aveva privata non solo
dell’energia elettrica derivante dalla rete primaria di distribuzione ma anche
di quella derivante dai generatori di emergenza, risorse suppletive che le
istituzioni nella impossibilità di prevedere un evento di tal genere avevano
fatto realizzare nelle loro cantine. Avuta la notizia da un amico che abitava
in centro, poco prima che anche i telefoni smettessero di funzionare,
approfittando del fatto che la mia abitazione era in collina e che l’energia
elettrica non era cessata, mi misi subito alla radio e detti al mondo la
notizia dell’evento, approfittando del fatto che quella notte la propagazione
ionosferica era eccellente. Cercai anche di sapere cosa stava avvenendo e così
alle 4,00 mi
collegai con un altro radioamatore Orlando Lazzerini I1LAO, da poco scomparso
che, insieme al Sindaco di Scandicci, stava utilizzando una sua
ricetrasmittente a transistor autocostruita (si pensi che l’elettronica
industriale aveva solo da poco iniziato ad usare i transistor) in riva al
torrente Greve, che stava pure straripando, e via via con altri radioamatori,
dislocati in paesi e città lungo il cammino discendente dell’Arno: la
situazione era letteralmente tragica. Intanto una gran quantità di radioamatori
mi chiamava dall’Europa e dall’America per avere maggiori dettagli mentre tanti
altri mi chiamavano dall’Italia, offrendosi di dare il loro aiuto: fu così che
potei costituire quella “Rete Primaria di Emergenza per l'Alluvione” - della
quale mi inventai il compito di "capomaglia" che
nelle prime ore della mattina era giunta a poter contare sull’opera di oltre
200 radioamatori che, disciplinatissimi, collaboravano nella ricezione e
nell’inoltro di messaggi.
All’inizio questi messaggi provenivano prevalentemente da privati
che si erano rivolti a radioamatori amici per avere informazioni su loro
congiunti residenti nell’area alluvionata, ma a poco a poco cominciarono anche
a provenire dalle istituzioni che, informate da radioamatori locali dell’esistenza
di questa rete di emergenza, affidavano loro messaggi da inoltrare alle loro
sedi distaccate oppure ai loro comandi territoriali e centrali.
E a casa mia cominciarono ad arrivare staffette che portavano quelli
delle istituzioni fiorentine.Fu così che nel primo pomeriggio di quello stesso
giorno venni “precettato” ! Fu l’amico Enzo Scola anche
lui da poco scomparso, era a quell'epoca dirigente della Questura a venire a
trovarmi ed a chiedermi di organizzare una serie di stazioni radioamatoriali
presso le diverse sedi delle autorità pubbliche e dei centri di soccorso, non
più in grado di comunicare fra loro con le risorse consuete.
Passai quindi il controllo di questa rete ed il ruolo di
"capomaglia" ad un altro radioamatore Luciano
Orsettigh I1ORS, che oltretutto si trovava in ottima posizione anche verso il
Nord e che aveva una stazione ottimamente attrezzata e mi
trasferii in Questura dove provvidi a costituire la “Rete Locale di Emergenza” di Firenze.
Mi si pose però la necessità di organizzare al meglio questa rete
nelle sue innumerevoli postazioni (Comune, Provincia, Prefettura, Misericordia,
RAI, Vigili del Fuoco, Campo Elicotteri, Centro Raccolta Sfollati, ecc.),
divenuta assolutamente indispensabile per i soccorsi alla popolazione, e fu grazie
ai mezzi anfibi che con un messaggio
avevamo fatto confluire da Livorno che potei muovere da una postazione all’altra,
rendendo omogeneo l’insieme operativo. Il ricordo di quel giorno e di quelli
che seguirono è tuttora vivissimo nella mia memoria, insieme alle immagini di
tutti quelli che vissero quella indimenticabile esperienza come Mario Rosi I1ROD, Umberto Rava I1ZIZ, gli
allora giovanissimi appassionati Roberto Ruisi e Dante Calviani (che sarebbero
poi diventati I1RUI e IK5ASN), Piero Moroni I1TDJ, Giorgio Camprincoli I1TFF, Mario
Cipriani I1HM, Sandro Saccardi I1ZJU e tanti altri. La notte la passavamo in
Questura oppure nell’abbaino della sede RAI, allora in pieno centro, dove
potevamo contare sull’aiuto di Avaldino Innocenti I1CAO che ci assicurava il
suo supporto tecnico qualificato e ci faceva pervenire gli ottimi panini
imbottiti che giungevano dalla sede RAI di Bologna…In quell'occasione si
rivelarono in tutta la loro utilità le frequenze più elevate allora
accessibili, ossia quelle dette delle “VHF” (Very High Frequency). Un'affermazione
prestigiosa dell’abilità e della competenza radioamatoriale la dette il
bravissimo Valerio Anglani I1AVB: con il suo ricetrasmettitore autocostruito da
1 Watt - montato in mobile nella sua Fiat Osca 1600 Coupé sul cui tetto aveva
installato una antenna Halo omnidirezionale, autocostruita anch’essa potevamo mantenere ottimi collegamenti con la
stazione installata in Questura anche da zone periferiche che normalmente non
era loro possibile collegare con le apparecchiature in dotazione.Fu anche da
questa esperienza che nacquero l’idea e la consapevolezza realizzativa di
quella che sarebbe poi stata “Teletoscana”, la prima televisione libera via
etere, alle cui trasmissioni demmo l’avvio nel 1973. Ho conservato intatta la
stazione radio che usai nell’emergenza dell’Alluvione, pronta ad essere ceduta
per una conveniente sistemazione museale, ed ho anche raccolto la memoria di
quei giorni nel mio sito Internet insieme alla documentazione fotografica che
ne trassi, servita nel 2006 per la
Mostra dei 40 anni dall’Alluvione organizzata dal Consiglio
Regionale della Toscana. In questa occasione Susanna Agostini, Presidente della
Commissione Politiche Sociali del Comune di Firenze, ricordò il ruolo che
ebbero i radioamatori, in questa emergenza come in altre analoghe, enfatizzando
la loro utilità sociale. In un mondo sempre più grande e complesso, al cospetto
di sistemi per la gestione delle emergenze di dimensioni spesso gigantesche,
sembra impossibile concepire come la passione di pochi radioamatori possa
generare degli interventi - specie nei casi estremi, quando nulla funziona più in
grado di risolvere le crisi peggiori e di far superare nella maniera meno
disastrosa possibile le difficoltà ed le sofferenze di tanti, in attesa che
tutto possa tornare a funzionare a vantaggio di tutti. E’ uno dei miracoli
della radio, uno dei tanti che sono stati generati dal suo mondo prodigioso che
da una parte è riuscito a diventare “antico” in solo 100 anni – come dimostra il
suo incredibile cammino di evoluzione tecnica e di design, ben visibile nella
splendida mostra qui allestita dall ‘AIRE (Associazione Italiana per la Radio d’Epoca) – e
dall’altra ha prodotto l’inestinguibile interesse degli appassionati
radioascoltatori “BCL”, dall’espressione inglese “BroadCast Listeners”
che in Italia si raccolgono
principalmente nell’eccellente organizzazione dell’AIR (Associazione Italiana
Radioascolto), oltre a quello di una grande ed evoluta quantità di radioamatori,
che in Italia si raccolgono principalmente nella ARI (Associazione Radioamatori
Italiani): fondata nel 1927, è una delle prima sorte nel mondo. Va comunque
osservato che la radio non è solo un mezzo primario di soccorso nelle
emergenze: potente e facilmente accessibile mezzo d’informazione, essa è stata
ai suoi esordi ricordo ancora la mia infanzia, con la galena
cui faceva da antenna la rete del letto, un magico contributo alla crescita di
un mondo ancora pervaso dall’analfabetismo; è stata (e purtroppo seguita ad
essere…) un “fiore di libertà”, permettendo alle popolazioni afflitte da
dittature di restare in contatto con il precluso resto del mondo. Appaiono
quindi del tutto legittimi ed apprezzabili sia l’interesse riconosciuto a
queste categorie da un organismo internazionale come l’UNESCO, Organizzazione
delle Nazioni Unite per l'Educazione, la Scienza e la Cultura , sia la partecipazione della RAI, con un
entusiasmo che l’ha sempre contraddistinta in questo settore.
Foto di Carlo Luigi
Ciapetti I5CLC
http://www.ciapetti.it/i5clc/alluvione/fotografie.htm
Ricordi dell'alluvione del '66 di Carlo Ciapetti "I5CLC"
https://www.youtube.com/watch?v=GgYIfoPXo08
Ricordi dell'alluvione del '66 di Carlo Ciapetti "I5CLC"
https://www.youtube.com/watch?v=GgYIfoPXo08
Radioamatori Fiorentini a
Porta a Porta. (02 Novembre 2016)
Questa la testimonianza rilasciata dal radioamatore "I5CLC" Carlo Luigi Ciapetti di Firenze.
Nel
Fra questi, una era stata dedicato a
"La Radio per la solidarietà e in situazioni di emergenza" (il link è
http://www.base.it/ventus/materiali/120529_RAI.pdf )
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