Di Sandro Francesco Allegrini
12 aprile
2017
Don
Remo, la straordinaria storia del prete inventore: il suo brevetto fu
utilizzato dalla Nasa
La comunità
ponteggiana è in attesa di un’auspicata deliberazione della Commissione
toponomastica per ricordare degnamente il “suo” prete inventore, don Remo
Palazzetti
La comunità ponteggiana è in attesa di un’auspicata deliberazione
della Commissione toponomastica per ricordare degnamente il “suo” prete
inventore, don Remo Palazzetti. Personaggio perugino il cui brevetto venne
addirittura utilizzato dalla Nasa.
L'idea dei ponteggiani non è quella di sostituire una denominazione già
esistente, ma di istituirne una nuova: i pontefelcinesi suggeriscono il
piazzale antistante il CVA, oppure l'area verde, adiacente al complesso
scolastico verticale.
Don Remo Palazzetti (1902-1993) ha retto la parrocchia della
popolosa frazione di Ponte Felcino per oltre mezzo secolo. Vi giunse nel
lontano 1929 in sella alla sua rombante Moto Guzzi 350 e si propose in termini
di prorompente vitalità e comunicativa, riuscendo a coinvolgere ragazzi e
adulti. Coi quali non si risparmiò qualche scontro… anche ideologico.
Esperto e appassionato di radiofonia, trasformò il piano terra della
casa parrocchiale in un attrezzato laboratorio radio-elettrotecnico, dove
manuali tecnici convivevano pacificamente con vangeli e breviari.
Nel 1930 ebbe l’idea di convertire la sala da ballo della Società
Filarmonica in cinema (Eden), realizzando da solo la macchina per le
proiezioni. L’anno successivo, con l’avvento del sonoro, progettò e costruì due
potenti altoparlanti che hanno egregiamente svolto il loro compito fino alla
metà degli anni ’80.
Instancabile organizzatore, è anche un “fegataccio”, tanto che, nell’aprile 1944,
sottoposto a duri interrogatori, conosce, per una decina di giorni, le patrie
galere, per aver aiutato dei giovani a non ottemperare alla coscrizione
obbligatoria della Repubblica Sociale mussoliniana.
Nelle concitate fasi del passaggio del fronte (20 giugno 1944), riesce
addirittura a tener testa alla prepotenza dei reparti tedeschi acquartierati in
paese, sventando la distruzione della locale centrale idroelettrica sul Tevere,
fonte di energia per lo storico Lanificio, oltre che per l’ospedale Policlinico
di Monteluce. È grazie al suo irrefrenabile attivismo che viene
ricostruita a tempo di record, nell’ottobre 1952, l’attuale chiesa
parrocchiale, già distrutta dai bombardamenti. Don Remo – bastian
contrario, ma anche sacerdote di alta spiritualità – è stato uno dei primi e
più fedeli discepoli di Padre Pio, anche quando il frate di San Giovanni
Rotondo non era ben visto dalle autorità ecclesiastiche.
Fisica, elettrotecnica e matematica non hanno segreti per don Remo
che, da autodidatta, brevetta un considerevole numero di invenzioni, alcune
delle quali adottate dall’industria della radiofonia. Grande risalto negli
ambienti scientifici ottiene, nel 1980, l’invenzione della “radiofrequenza per
onde decametriche a campo rotante”, un sistema di ricetrasmissione alternativo
a quello ideato da Guglielmo Marconi.
In pratica, a differenza del sistema “marconiano”, il campo rotante messo a punto da
don Remo fa sì che il segnale radio si indirizzi verso un’unica e ben precisa
direzione seguendo l’andamento del terreno ed aggirando gli ostacoli naturali
senza necessità di ponti radio; in tal modo vengono eliminati disturbi e
dispersioni nella trasmissione, si risparmia energia e si riduce lo spazio di
ingombro del segnale che arriva pulito e chiaro al ricevente, dovunque esso si
trovi. Insomma: un uomo e un prete che tanto ha fatto per la comunità
felciniana. E che merita di essere ricordato.
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