Si tratta di E-ST@R un piccolo satellite costruito secondo gli standard dei CubeSat, una classe di nano satelliti cubici delle dimensioni di 10 cm di lato e una massa di circa un chilogrammo.
E-ST@R è il primo CubeSat del Politecnico e, in generale, il primo CubeSat universitario italiano in orbita, insieme a quello dell’Università di Roma La Sapienza.
Nella stessa missione sono stati lanciati altri cinque CubeSat realizzati da Università di sei Paesi europei.
Il progetto E-ST@R è nato nel 2009 con finanziamenti pubblici per la progettualità studentesca, ed è guidato dall’ing. Sabrina Corpino dell’AeroSpace System Engineering Team (ASSET) del Politecnico, coordinato dal prof. Sergio Chiesa.
Il costo dell'operazione risulta essere di oltre 50 mila euro.
E-ST@R trasmette i suoi dati su una frequenza radioamatoriale
ecco le informazioni rese pubbliche dal progetto E-ST@R
Frequenza: 437.445 MHz
Antenna: UHF
Modulazione: AFSK 1200bps
Protocollo: AX.25
Destinazione: "ALLALL"
Fonte: "ESTAR"
Nominativo: E-STAR-I
I contatti possono essere tenuti via e-mail a estar.cubesat (at) gmail.com
Su questo argomento il quotidiano La Stampa di Torino ha pubblicato un'articolo il 15 febbraio 2012, dove è descritto il progetto e l'attività degli amici della sezione A.R.I. di Bra, dove praticamente è stato organizzato il quartier generale del progetto relativamente alla parte radioamatoriale.
(aggiornamento del 16 febbraio 2012, 13:15)
Andrea Borgnino, IW0HK, ha fatto presente che E-ST@R non è stato il primo CubeSat del Politecnico di Torino in quanto nel 2007 era stato realizzato il progetto PiCPoT, non andato a buon fine per l'esplosione del razzo vettore prima che entrasse in orbita.
(aggiornamento del 17 febbraio 2012, 16:33)
L'Ing. Sabrina Corpino, sabrina.corpino (at) polito.it, dell’AeroSpace System Engineering Team (ASSET) del Politecnico di Torino, in risposta all'aggiornamento di Andrea Borgnino, ha commentato (vedi sotto) e ha detto:
" Il termine CubeSat è stato coniato appositamente per i nanosatelliti rispondenti allo standard definito nella CubeSat design specification. Questo documento è stato pubblicato dalla California Polytechnic State University (Cal Poly) ed è reperibile on line sul sito http://www.cubesat.org/index.php/documents/developers
Altri satelliti di forma cubica ma non in linea con queste specifiche non vengono denominati CubeSat. Nella fattispecie, PiCPoT era un nanosatellite cubico di 13 cm di lato e pesava 2,570 kg, e dunque non rientra nella classe CubeSat.
In conclusione, si può correttamente dire che PiCPoT è stato il primo satellite sviluppato dal Politecnico di Torino, mentre e-st@r è il primo CubeSat che il Poli ha sviluppato e portato in orbita. Entrambi i progetti sono stati coordinati dal gruppo AeroSpace System Engineering Team guidato dal professor Sergio Chiesa del Dipartimento di Ingegneria Meccanica e Aerospaziale. " 17 febbraio 2012 16:33
(aggiornamento del 22 febbraio 2012)
L'intervista di AsiTV all'ing. Sabrina Corpino, team leader del progetto
(aggiornamento del 22 febbraio 2012)
L'intervista di AsiTV all'ing. Sabrina Corpino, team leader del progetto
Da Sabrina Corpino (sabrina.corpino@polito.it) in risposta all'aggiornamento di Andrea Borgnino.
RispondiEliminaIl termine CubeSat è stato coniato appositamente per i nanosatelliti rispondenti allo standard definito nella CubeSat design specification. Questo documento è stato pubblicato dalla California Polytechnic State University (Cal Poly) ed è reperibile on line sul sito http://www.cubesat.org/index.php/documents/developers
Altri satelliti di forma cubica ma non in linea con queste specifiche non vengono denominati CubeSat. Nella fattispecie, PiCPoT era un nanosatellite cubico di 13 cm di lato e pesava 2,570 kg, e dunque non rientra nella classe CubeSat.
In conclusione, si può correttamente dire che PiCPoT è stato il primo satellite sviluppato dal Politecnico di Torino, mentre e-st@r è il primo CubeSat che il Poli ha sviluppato e portato in orbita. Entrambi i progetti sono stati coordinati dal gruppo AeroSpace System Engineering Team guidato dal professor Sergio Chiesa del Dipartimento di Ingegneria Meccanica e Aerospaziale.