venerdì 17 aprile 2015

Radiorama web n.43 di 162 pagine è scaricabile gratuitamente da tutti


Radiorama web n.43 di  162  pagine  è scaricabile gratuitamente da tutti :

Radiorama è una pubblicazione dedicata alla diffusione del radioascolto, nazionale ed internazionale, al mondo della radio nell'accezione più ampia del termine, avente anche la funzione di Organo Ufficiale dell'A.I.R.; è realizzata esclusivamente col contributo disinteressato dei Soci della Associazione.


giovedì 16 aprile 2015

ANTENNA J-Pole bi-banda VHF/UHF


(modello di una famosa casa costruttrice)


Caratteristiche:

- Peso inferiore ai 900 gr. (zanca compresa)

- Costo circa 25 €

- Mancanza di radiali quindi ottima per terrazzi, ringhiere, portatile ecc.

- Ben poco da invidiare ad una B-banda collineare da 1.80 mt.

- Facile da tarare alla freq. desiderata (vedere foto con indicazioni).
- Come tutte le J-Pole leggera influenza negativa alle condizioni meteo (acqua o neve)

Su Radioclubtigullio tutti dati per la costruzione :

CECOSLOVACCHIA: STAZIONE RADIO MILITARE RF-10

  VOJENSKÁ RADIO STANICE RF-10


Sul sito  di IW1PUE - Luciano Bezerédy potete leggere  una interessante recensione del ricetrasmettitore militare cecoslovacco, operante in 50 MHz RF 10.


La radio RF-10 è stata costruita nella Repubblica Socialista Cecoslovacca (ČSSR), al presente Repubblica Ceca, dalla Società Tesla di Pardubice. Il ricetrasmettitore VHF RF-10 è entrato in produzione all'inizio degli anni 70 a sostituire le ormai superate tecnologicamente di produzione russa-sovietica (URSS) R-105 e R-109 - radio con un retaggio di  storia di tutto rispetto, ereditate dall'uso sostenuto dalle radio, da cui sono derivate, durante le battaglie sostenute dall'Armata Rossa nella Grande Guerra Patriottica - Великая Отечественная война -   radio che erano grandi e pesanti e fonte di forte rumore continuo durante la ricezione. La RF-10 è stata prodotta fino alla metà degli anni 80 e nei primi anni 90 è stata sostituita dalla moderna radio digitale RF-13. Questa radio è stata progettata per le comunicazioni di comando a livello di battaglione e di compagnia per le truppe di fanteria. Gli ingegneri progettisti della Tesla hanno prodotto una radio di ottima qualità. La tecnologia impiegata ha fornito nel periodo della guerra fredda all'esercito della Repubblica Socialista di Cecoslovacchia (Patto di Varsavia) un apparato che ha superato tutti i concorrenti. La parte avversaria (NATO) ed in particolare l'esercito USA negli anni 70 utilizzava Radio come le PRC-77; La RF-10 in quanto a utilità ha superato con le sue ridotte dimensioni e peso inferiore (3 kg inclusa la batteria, antenna e microtelefono - cornetta)  tutte le altre radio utilizzate in quel periodo dagli eserciti del Patto di Varsavia. 
Usato principalmente per le comunicazioni a livello di comando nell’esercito e nelle aziende il suo utilizzo è stato di fondamentale rilievo in molti settori e servizi di pubblica utilità (operazioni antincendio), grazie alla sua adattabilità è stato installato a bordo dei veicoli ed usato in abbinamento ai suoi numerosi accessori anche come telefono relay.

Queste  le specifiche tecniche, l’RF-10 è in grado di coprire un range compreso tra 44.00 a 53.975 MHz, con passo di 25 KHz  (copre perfettamente l'intera banda amatoriale dei 6 metri, ottimo per l'uso in configurazione portatile - mobile). L’uscita RF, in modalità FM stretta, è di 1,3 W.

Foto e altre notizie sul sito:

mercoledì 15 aprile 2015

Come schiarire la plastica

Schiarire la plastica

Di Giuseppe Chiaradia (segnalato dai nostri amici dell' AIRE)

Premessa:Avevo scaricato l’articolo circa un anno fa, ma finora non ho avuto l’occasione di tentare il trattamento.
Dai vari commenti su Internet, sembra che questo trattamento vada bene per le plastiche ABS. Qualcuno dice che forse non è definitivo e che col tempo il materiale tenderebbe a reingiallire, forse dopo lo sbiancamento, bisognerebbe trattare con un qualche protettivo.

Plastica ingiallita: cos’è Retr0Bright?

E’ un gel che permette di invertire il processo di ingiallimento della plastica, riportandola al colore originale. Lo uso per computer e console, ma nulla vieta di usarlo su mattoncini del Lego, giocattoli, o tutto ciò che è in plastica ABS.
Ecco cosa può fare:



Introduzione 

Uso il gel Retr0Bright (a volte scritto Retrobright o Retrobrite) dall’estate del 2009, penso di aver maturato un’esperienza sufficiente per parlarne nel blog aggiungendo qualche consiglio personale. Inoltre – a oggi – non è facile trovare pagine in italiano sull’argomento: la maggior parte danno un accenno al prodotto o una veloce traduzione. Spesso le immagini sono le stesse del sito in inglese: pochi di quelli che hanno riportato la scoperta hanno effettivamente provato il prodotto, e in questo caso dovete cercare nei newsgroup o nei forum informazioni piuttosto frammentate.
Dato che l’intero progetto è stato rilasciato al pubblico senza fini commerciali, spero di contribuire a diffondere la notizia nella comunità italiana di retrocomputing e collezionisti; qualcuno offre online il trattamento a pagamento: se non vi sentite in grado di utilizzare il processo, può essere una soluzione. A scanso di equivoci, non sono io e non so chi sia.
Il mio articolo dovrebbe essere sufficientemente esaustivo sull’argomento, il riferimento rimane ovviamente ilsito del progetto (in inglese). Non ho le competenze per spiegare in dettaglio il processo chimico del restauro o dei possibili danni, se masticate un po’ d’inglese leggete anche l’articolo originale.
In ogni caso non ritenetemi responsabile se rovinate il pezzo più importante della vostra collezione: iniziate con qualcosa di comune, un mouse o qualche pezzo di facile reperibilità. A volte un ingiallimento uniforme può essere accettabile, se è un pezzo unico è meglio tenerlo così o rischiare di rovinarlo? Abbiate pazienza e fate pratica.
Come funziona?
La scoperta più importante è stata che non è la plastica a ingiallire, ma un composto aggiunto alla plastica stessa come ritardante di fiamma, il bromo. I produttori di computer usavano una plastica economica, l’ABS, aggiungendo il ritardante per rendere più sicuro il prodotto; il bromo in natura è marrone, e l’esposizione ai raggi UV del sole spezza un legame chimico riportando il bromo al suo colore originale.
Questa scoperta è stata in realtà la conseguenza di un esperimento in Germania: alcune persone hanno notato che lasciando alcuni giorni le plastiche in immersione in acqua ossigenata (perossido di idrogeno) sotto il sole, queste ritornavano al colore originale.
Il chimico del progetto Retr0Bright – questo il nome assegnato al “prodotto” – ha indagato sul processo e ha trovato un modo per accelerarlo: bisogna aggiungere un catalizzatore, che però si trova puro in commercio solo per le industrie. Fortunatamente questo elemento è l’ossigeno attivo dei vari prodotti “Oxi” che troviamo al supermercato: basta quindi un po’ di Vanish o simili. Farà un po’ di schiuma ma non contiene prodotti dannosi per le plastiche.
Con questo catalizzatore, il processo di ridare la molecola di ossigeno al bromo (l’ingiallimento è comunque solo in superficie) accade in qualche ora piuttosto che qualche giorno; ironicamente, ciò che attiva il processo sono gli stessi raggi UV colpevoli dell’ingiallimento.
Il problema è che se dobbiamo “sbiancare” plastiche piuttosto voluminose, servono grandi quantità di acqua ossigenata, che nelle concentrazioni necessarie non è facile da trovare. La soluzione è stata quella di rendere il prodotto spalmabile (e più economico): diamo il benvenuto al gel Retr0Bright!

La ricetta
Attenzione! L’acqua ossigenata in alte concentrazioni è pericolosa! Può danneggiare la pelle e rendervi ciechi se arriva negli occhi. L’acqua ossigenata per disinfettare le ferite ha una concentrazione del 3%-6%; quella usata dai parruchieri del 12%; quella usata per sbiancare il legno arriva al 40% (130 volumi). Usate sempre i guanti e occhiali protettivi.
Per convertire da volumi a percentuale, dividete per 3,3.
Ad esempio, 130 volumi / 3,3 = circa 40%.
Nota: “tablespoon” e “teaspoon” sono vere e proprie unità di misura, non sono un cucchiaio o un cucchiaino. Inoltre c’è differenza tra USA e Gran Bretagna…
La ricetta è inglese, per cui:
1 tablespoon = ~18ml
1 teaspoon = ~6ml
Ingredienti per produrre circa mezzo litro di gel (ricetta originale)


500 ml di acqua ossigenata 10% – 15% (circa 40 volumi)
2 tablespoon (36ml) di gomma di Xantano (è un addensante alimentare che potete ordinare in farmacia o online)
1 teaspoon (6ml) di glicerina (anche questo in farmacia o online)
1/4 teaspoon (2ml) di Vanish o simile in polvere (cercate i vari “Oxi” al supermercato, cambiano le percentuali di ossigeno attivo, in genere attorno al 30%)
Mescolate l’acqua ossigenata e la gomma di Xantano in una ciotola con una frusta elettrica (quella per montare la panna). Aggiungete la glicerina e mescolate ancora. Lasciate riposare e date un’ultima mescolata. Il composto può essere conservato in un contenitore, di plastica e non trasparente. Non aggiungete il Vanish, va usato solo quando dovete applicare il gel. Il composto senza il Vanish può essere conservato per qualche settimana senza problemi. Una volta attivato, deve essere utilizzato entro 48 ore, poi risulta inefficace.
Il mio consiglio: mantenete percentuali basse di acqua ossigenata. Io ho provato varie concentrazioni, anche più del 15%. Sappiate che più alta è la percentuale, più aumenta la probabilità di danneggiare la plastica. Io ora uso acqua ossigenata all’8%.
Utilizzo
Smontate e pulite i pezzi da restaurare. Aggiungete una punta di cucchiaino di Vanish al composto e mescolate in modo che si sciolga. In alternativa, sciogliete il Vanish in un po’ di acqua calda (non bollente) e aggiungetela al composto.
Spalmate il composto in maniera uniforme sulla plastica e mettetelo al sole. Il sito dice di lasciare agire per un giorno, ma vi posso assicurare che se fate così ci sarà un’alta probabilità di rovinare la plastica. Dovete controllare ogni due-tre ore che il gel non si asciughi: dato che sicuramente si sarà seccato, date una pennellata con un po’ d’acqua e spalmate altro gel.
Le serigrafie non vengono rovinate, ma le parti in metallo potrebbero ossidarsi. La vernice su alcune parti metalliche (es. vecchi loghi Apple) sbiadisce o si scrosta. Usate solo sulla plastica.
A parte qualche pezzo particolarmente ingiallito, qualche ora potrebbe già bastare a ripristinare le plastiche. Sciacquate bene togliendo qualsiasi residuo del gel. Non valutate il risultato di sera con la luce di una lampadina: aspettate il giorno dopo e guardate il pezzo alla luce del giorno. Come per qualsiasi restauro, non insistete, non esagerate. Se volete ottenere il risultato “perfetto”, finirete per rovinare la plastica in maniera irreversibile. Accontentatevi del risultato ottenuto.
Effetti collaterali
Se usate una concentrazione troppo alta di acqua ossigenata, o se lasciate il pezzo troppo a lungo sotto il sole, la plastica potrebbe sbiancarsi in maniera irreversibile. A me è successo nei primi esperimenti, per cui ripeto: perossido di idrogeno al massimo al 10% e controllate spesso che il gel non si asciughi, altrimenti appariranno macchie o striature bianche. Sul sito Retr0Bright ci sono vari esempi di esperimenti andati male.




La mia esperienza

Oltre a mettere i pezzi al sole, ho provato anche con lampade UV di ogni tipo. I raggi UV sono di tre tipi, alcuni arrivano naturalmente sulla terra mentre altri devono essere riprodotti artificialmente e sono molto pericolosi (soprattutto gli UVC). Ho provato con una lampada UVA da 25W, una lampada UVA+UVB da terrario, una pericolosa lampada UVC che accendevo in una scatola completamente chiusa, in cantina.
Le lampade che vanno bene sono le “Black light” o “luce di wood”: sono quelle che si usano anche in discoteca e fanno risaltare tutto quello che contiene fluoro (occhi, denti, magliette bianche).
Il problema è che in genere queste lampade sono poco potenti, vanno bene per pezzi piccoli ma è difficile illuminare il case di un computer su tutti i lati, perché l’effetto della lampada cala con la distanza. Meglio una giornata di sole.
Tante parole, ora finalmente qualche foto! Di seguito alcuni dei miei interventi.
Commodore VIC20: il mio primo esperimento
Ecco come si presentava il pezzo prima del restauro: aveva un ingiallimento molto evidente localizzato in basso a sinistra e lateralmente sulla parte superiore del case. Quella inferiore solo a lato.
Questa prima prova risale all’estate 2009, in una bella giornata di sole qui al nord.


Applicazione del gel (più che altro è una schiuma):


A fine mattinata, dopo qualche ora:



A fine giornata : 


Tastiera Apple
Una tastiera molto ingiallita. Fino a dove può arrivare Retr0Bright? 


Eccola prima della cura:


E questo è il risultato finale:



Commodore 64G
Qui il computer prima di essere ancora pulito, così com’è arrivato:





In questo caso, oltre alla scocca,  anche i tasti erano ingialliti.


Ecco il risultato finale:




Altri pezzi
Il tag retr0bright vi mostra altri pezzi nel blog trattati con il gel.

Problemi
Preso dall’entusiasmo del primo successo, ho fatto un’altra prova; ma la concentrazione di acqua ossigenata era troppo alta e quando ho visto le prime macchie pensavo che anche tutto il resto dovesse diventare grigio chiaro, invece la plastica aveva iniziato a rovinarsi. Ho insistito utilizzando il gel due giorni di seguito, due giornate estive di sole che hanno solo peggiorato il problema.

Qui un’altra tastiera prima di essere smontata, pulita e restaurata:




Ecco come si presenta il difetto della plastica “macchiata”  a striature:





Di seguito un dettaglio della plastica rovinata evidenziato in PhotoShop:





Non è possibile ripristinare in nessun modo la plastica una volta che si è sbiancata oltre al suo colore originale.


Conclusione
Retr0Bright, e le persone dietro al progetto, hanno reso possibile ciò che per molti anni ho ritenuto impossibile. Parecchi pezzi che ho recuperato sono ingialliti: alcuni in modo lieve e uniforme, e magari non dà neanche troppo fastidio. Altre plastiche sono invece ingiallite parzialmente perché esposte alla luce solo da un lato, o perché c’era un’etichetta o un monitor appoggiato sul computer che ha protetto parte della scocca.
In questo caso il restauro è un’ottima soluzione per ripristinare o rigenerare le plastiche riportandole al colore originale.

Mi sono posto il problema se sia corretto restaurare un vecchio computer. Ho pensato che ci sono varie categorie di oggetti, che condizionano il tipo di restauro da applicare: in alcuni casi è bello vedere i segni del tempo, altre volte è ovvio e scontato ripristinare le condizioni originali, come nelle auto d’epoca. Nessuno andrebbe orgoglioso di una vecchia Porsche con la carrozzeria arrugginita, le cromature scrostate e i sedili rovinati.

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