Il 28 marzo ricorreva il 54°
anniversario di quella che fu una tra le radio pirata della storia,
quell’esperimento visionario e totalmente fuori dal consueto che a partire dal 28 marzo del 1964 sconvolse
letteralmente i palinsesti radiofonici britannici: il rock, e più in generale la pop music, fecero prepotentemente
ingresso nella vita di milioni e milioni di persone, scardinando abitudini
d’ascolto, costumi e soprattutto stili di vita. Lo racconta un interessante
articolo il Fatto Quotidiano.
Fu Not fade away dei Rolling Stones ad aprire le danze
e due le voci che ne diedero il lieto annuncio, quelle di Chris Moore e Simon Dee: “Questa è Radio Caroline
sul 199, la tua stazione musicale per tutto il giorno”, un messaggio
pre-registrato che – oltre a squarciare letteralmente l’etere – suonava come
una vera e propria dichiarazione di guerra al conformismo governativo britannico.
La nuova musica
giunta d’oltreoceano stava infatti trovando (nella decade dei Sessanta e special modo in Gran Bretagna) la sua vera e
propria età dell’oro, quel
flusso di nuovi fermenti e impulsi sonori a posteriori detto British Invasion, ma la BBC non sembrava essersene
minimamente accorta: veramente irrisorio era lo spazio che quotidianamente il
colosso della radiofonia pubblica britannica dedicava al mondo della musica
rock, ai nuovi gruppi e dunque a quei milioni di giovani che in quelle musiche
iniziavano a riconoscersi, ritrovarsi identificarsi.
Urgeva un radicale
cambiamento, o quantomeno questo era quello che pensava Ronan O’Rahilly, l’uomo d’affari
irlandese che – grazie al sostegno economico di finanzieri come John Sheffielde sfruttando un vuoto
normativo che consentiva di trasmettere dalle acque internazionali – a bordo della MV Caroline iniziò a trasmettere
h24 la musica di gruppi come i Beatles,
gli Who, i Beach Boys e i Rolling Stones.
E a nulla servirono
le proteste del governo britannico che,
in più di un’occasione, tentò di silenziare
le trasmissioni di veri e propri pionieri della comunicazione come Emperor Rosko, il Dj americano che fin
dal primo istante sposò il progetto Caroline, inondando le frequenze
britanniche col suo stile di presentazione particolarmente rapido, innovativo,
tale da trasformarlo in uno dei Dj
più amati dal pubblico inglese: in soli pochi mesi arrivarono a
essere ben sette milioni le persone che quotidianamente seguivano i pirati
partiti dai mari internazionali alla conquista dell’etere britannico, ma non
finisce qui.
Gli ascoltatori giunsero a un picco
di ben venti milioni in diretta conseguenza del Marine Offences Act, la legge entrata in vigore il 15 agosto 1967
con lo scopo (fra gli altri) di far chiudere le radio pirata: dichiarando illegali le stazioni radio offshore gestite o assistite da
persone soggette alla legge del Regno
Unito, il provvedimento ebbe infatti come effetto immediato quello
di far chiudere molte delle dirette concorrenti di Radio Caroline che, invece e
seppure a fasi alterne, continuò imperterrita a trasmettere.
Oltre alle
violazioni legislative, ciò che risultava alquanto evidente era poi la totale
mancanza nella ripartizione dei diritti
d’autore che, di fatto, non venivano corrisposti a chi di dovere e cioè a
tutte quelle band i
cui brani animavano oramai le lunghe giornate inglesi: poco male però, specie
in considerazione del fatto che fu proprio grazie a Radio Caroline e a tutte le
successive radio pirata se la musica di quei gruppi veniva conosciuta e, di conseguenza, venduta in quantità decisamente
maggiori. Tra alti e bassi Radio Caroline è giunta fino a oggi, ottenendo
infine nel 2017 la concessione per trasmettere finalmente in AM e divenire così
una radio comunitaria.
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