BARI – Un vecchio edificio diroccato in via Lamia a Ceglie
del Campo, un tempo centro radio trasmittente e un tombino con impressa la
scritta "Rai" in via Putignani al civico 247, dove era collocata la
sede radiofonica. Questo è tutto ciò che rimane della gloriosa Radio Bari. (Vedi ampia
galleria fotografica)
L’emittente in onde medie è stata la prima radio libera in Europa dopo
l’Armistizio dell’8 settembre 1943, ma è stata cancellata dalle tracce
materiali e dalla memoria di buona parte della popolazione della città.
L’ultimo atto di questa spietato oblio imposto è stato lo smantellamento delle
due alte torri di trasmissione, avvenuto nel gennaio del 2013 nell’indifferenza
generale e senza alcuna forma di celebrazione.Notizia
pubblicata sul portale barinedita.it e di sua proprietà.
Eppure stiamo parlando di un qualcosa che rese la città di Bari un importante
crocevia politico-militare e (per una volta) un punto di riferimento culturale
per un’intera nazione.Notizia pubblicata sul
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Radio Bari, emanazione a livello locale della sede centrale romana dell’Eiar
(Ente italiano radio audizioni) oggi Rai, venne inaugurata il 6 settembre 1932
dal Duca d’Aosta Amedeo di Savoia accorso per l’apertura della terza edizione
della Fiera del Levante. Gli ingegneri Banfi e Carrara scelsero la campagna di
Ceglie del Campo per issare le potenti antenne ricetrasmittenti alte circa 150
metri. A testimonianza della loro importanza si erge ancora oggi, pur se in
cattivo stato, un piccolo edificio che fungeva da stazione dei carabinieri
posto a presidio dei trasmettitori.Notizia pubblicata sul
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Le trasmissioni presero avvio il 15 settembre 1932 con un concerto diretto dal
maestro Biagio Grimaldi, rigorosamente dal vivo. «Da Napoli - ci racconta il radioamatore Rino Bizzarro - arrivò l’annunciatrice Rosa
Di Napoli, moglie di Armando Scaturchio che fu il gestore e animatore del
“Sottano”. Parliamo del un caffè sito in via Putignani al civico 90 che negli
anni 40 e 50, raccogliendo in uno spazio ristretto tutti gli intellettuali,
artisti e cronisti che passavano dalla sede radiofonica di Radio Bari (che si
trovava al civico 247 della stessa via), divenne un cenacolo artistico e
politico di grande valore».Notizia pubblicata sul
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«Negli anni 30 – aggiunge un altro appassionato radioamatore, Riccardo Tritto,
tecnico Rai - Radio Bari era l’unica emittente in grado di programmare
trasmissioni radiofoniche in lingua originale rivolte verso l’Oriente: in
greco, in albanese e persino in arabo. La Bbc fu costretta ad adeguarsi e a
emularla, iniziando a programmare anch’essa in arabo». A quel tempo
Radio Bari
era diretta dal “reggente”, secondo la terminologia fascista, Giuseppe
Damascelli, l’ingegnere che si precipitò a Brindisi, quando divenne capitale
d’Italia, per trasmettere attraverso l’emittente il discorso del re.Notizia pubblicata sul portale barinedita.it e di sua
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Ma è nei giorni della Resistenza che Radio Bari assurge al ruolo di prima radio
libera in Europa. Tre giorni dopo l’Armistizio dell’8 settembre 1943, mentre il
mondo è allo sbando, si leva sicura la voce: «Qui Radio Bari», dalla prima
radio capace di tornare a trasmettere in un’Europa che sperava nuovamente nella
libertà.Notizia pubblicata sul portale barinedita.it e di sua
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Da questo momento in poi la Radio divenne meta e luogo d’incontro di tutti gli
intellettuali dell’epoca (da Tommaso Fiore a Giovanni Gentile ad Arnoldo Foà,
“guidati” da Benedetto Croce e Giovanni Laterza) e punto di riferimento per i
partigiani che la difesero dall’attacco dei tedeschi giunti in città. «Tutti
gli intellettuali ed artisti che rischiarono la vita per oltrepassare la linea
Maginot e raggiungere Bari fornendo il proprio sostegno all’emittente, vennero
definiti “I 100 di Radio Bari” », sottolinea Tritto.Notizia pubblicata sul portale barinedita.it e di sua
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Nel documentario “Qui Radio Bari” di Agostino Pozzo, lo storico Vito Antonio
Leuzzi ricorda che tra il 14 e il 15 settembre l’ufficiale Ian Greenless ricevette
l’ordine di occupare Radio Bari, considerata elemento strategico fondamentale
per gli anglo-americani nella guerra per onde. Il 15 settembre 1943, il
magistrato Michele Cifarielli, esponente del Partito d’Azione, inaugura la
prima rubrica della Radio Bari liberata: “Parole di un cittadino italiano”, un
invito alla creazione di una nuova classe dirigente. A lui si aggiunse la “Voce
di Clorinda” di Alba de Céspedes che divenne la voce della Resistenza con
trasmissioni di messaggi in codice per i combattenti. Tutto questo ebbe come
sintesi, racconta ancora Leuzzi, l’apertura del “Congresso di Bari dei Comitati
di liberazione nazionale” del 5 febbraio 1944, organizzato e puntualmente
registrato da Radio Bari.Notizia pubblicata sul
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Ma Radio Bari non fu solo politica. Fu la prima radio in Italia a trasmettere
anche la musica proibita in precedenza dal fascismo: il jazz. E da qui prese le
mosse un giovane poi destinato a far parlare di sé: Nicola Arigliano. Fu anche
la radio dei primi talk show ante litteram, dei primi programmi con dediche
radiofoniche come quello di Romano Nardinocchi, dei programmi religiosi della
domenica mattina, degli attori comici e della musica suonata dal vivo dalle
orchestre.Notizia pubblicata sul portale
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Ma con gli anni 50 inizia il suo lento declino, oramai soppiantata da Radio
Napoli. Diventa una delle tante stazioni della Rai e perde il suo ruolo
nazionale per divenire una rete regionale di Rai 3. Con il dilagare delle
frequenze in Fm scompaiono le onde medie e poiché i costi di manutenzione delle
potenti antenne trasmittenti sono cospicui, si preferisce, come detto,
abbatterle, complici i furti di rame dei cavi di trasmissione e la
preoccupazione di pericoli di inquinamento ambientale.Notizia pubblicata sul portale barinedita.it e di sua
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E così nel gennaio del 2013 viene posta la parola fine alla gloriosa emittente.
Senza celebrazioni, senza nemmeno l’idea, la possibilità, di aprire un museo in
ricordo della Bari che fu, quella che riuscì a ritagliarsi un importante ruolo
nella Storia. Del resto non c’è da meravigliarsi, in una città che continua
imperterrita a trascurare la propria cultura. Senza orgoglio.Notizia pubblicata sul portale barinedita.it e di sua
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Qui il
gruppo Facebook fondato dai radioamatori appassionati di Radio Bari
Solo una precisazione: la generica "Linea Maginot" italiana si chiamava in effetti "Linea Gustav" e divideva l'Italia in due, passando dalla costa tirrenica di Gaeta per Cassino fino all'Adriatico.
RispondiEliminaAchille De Santis tecnatronATgmail.com