lunedì 16 agosto 2021

Le donne della radio di Umberto Alunni

 


La storia, in senso lato, può essere raccontata in vario modo, da più punti di vista, da differenti narratori e in varie epoche, ovviamente successive all’accadimento. La presenza di più variabili genera una moltitudine di verità anche se, a dire il vero, ciò potrebbe apparire quanto meno fuorviante: in teoria la verità è una e quella della storia è spesso una strana verità perché raccontata dai vincenti.

Non si vuole, in questa sede, disquisire in merito ma semplicemente affermare che non sempre la, o le, verità sono così oggettive e inossidabili.

Alcune di loro, rinfrescate e rafforzate dal passaggio del tempo, appaiono ancora più affascinanti e rivelano aspetti meno conosciuti e scontati. In ogni caso, tutte le storie sono legate da una comune matrice: sono vissute e raccontate da donne e uomini, interpreti autentici e, al tempo stesso, potenziali “curvatori” delle verità.

Le persone subiscono la storia o la generano? Ovviamente, ci sono persone e persone che, a loro volta, imboccano l’una o l’altra strada, forse mai contemporaneamente. L’evoluzione delle radio - comunicazioni non è immune da questo paradigma. A distanza di oltre 120 anni non è ancora unanimemente riconosciuto lo status di inventore al nostro Guglielmo Marconi. Gli altri pretendenti, almeno altri sei nel mondo, sono lì ad insidiarne il ruolo e a generare quella confusione che arricchisce il dibattito ed impoverisce la verità.

Le differenti biografie delle protagoniste di questa storia, più o meno autorizzate, sedimentano tante di quelle verità che a fatica si riesce a tirarne fuori una universalmente riconoscibile, e additabile, come tale.

E’ però evidente che le varie persone contribuiscono alla storia in vario modo. Alcune con il piglio di chi ha proprio ricercato quel ruolo. Altre in modo incidentale, considerato che la loro attenzione era votata su altri aspetti e discipline. Altre ancora in modo del tutto casuale, senza che il loro comportamento fosse originato da scopi ben precisi.

Nella storia della radio i vari protagonisti, ufficiali, incidentali e casuali, sono troppo spesso monotonamente riferibili al genere maschile. Tutti gli scienziati predecessori di Marconi erano maschi, così come tutti coloro che, preso il testimone della formidabile invenzione, hanno cercato successivamente di svilupparla fino a renderla così importante.

Ma allora potremmo affermare che la radio è “uomo”, con buona pace del suo femminile grammaticale?

E’ mai possibile che nessuna donna abbia potuto incidere su una invenzione così straordinaria? Invenzione che, peraltro, avrà proprio nelle donne la platea più vasta e affezionata: sarà soprattutto il mondo femminile, negli anni, a decretare e consolidare il successo del nuovo mezzo di comunicazione.

Di primo acchito sembrerebbe difficile discostarsi da questa “impasse”. Tuttavia, come spesso succede, un’impostazione dogmatica può essere scardinata dalla curiosità e dalla ricerca.

La progressiva immersione in questo mondo mi ha fatto conoscere alcune figure femminili verso cui la storia non ha riservato particolari tributi. Donne vissute nell’ombra, non illuminate appieno dai riflettori mediatici dell’epoca ma che, ritengo, hanno avuto un importante ruolo nell’evoluzione della radio. Val la pena di ricordare che il periodo in cui ha preso piede il mondo della radio, a cavallo tra Ottocento e Novecento, non è stato di pieno rispetto della identità di genere. Certo ci fu, nel mondo anglosassone il fenomeno delle “Flappers[1]”: donne che, nei primi anni venti del Novecento, gli anni ruggenti , sfidavano le convenzioni sociali e i pregiudizi di un mondo maschilista. Ci furono, durante la prima guerra mondiale, le migliaia e migliaia di donne chiamate a lavorare nelle industrie in  sostituzione degli uomini impegnati sui vari fronti. Ma per le donne, la strada per ottenere il riconoscimento di diritti fondamentali era ancora lunga e ardua.

Per queste ragioni ho voluto far emergere e conoscere - a fianco di celebrati e blasonati protagonisti maschili, da Guglielmo Marconi in poi, alcune delle donne che hanno lasciato un’impronta tanto importante quanto troppo poco visibile nella storia della radio e del suo successo. Sono state grandi donne che, a diverso titolo, hanno contribuito allo sviluppo e all’evoluzione del nuovo mezzo di comunicazione. Donne che hanno influito nelle scelte, orientato comportamenti, contribuito a far cambiare le cose. Indagando e ricostruendo le loro vicende mi sono convinto che queste donne sono state veramente grandi. Certamente, hanno di norma agito nell’interesse di chi amavano, ma la loro opera si è rivelata  indirettamente benefica per tutta l’umanità.

Ripropongo  le loro storie, non in chiave necessariamente cronologica. In qualche caso le vicende di una si intrecciano  con quelle di altre ma ho cercato di non trascurare o oscurare il ruolo e la dignità di ciascuna di loro. Quando, nelle ricostruzioni di queste storie, ho fatto qualche incursione con i miei personalissimi punti di vista ho avuto cura di essere rispettoso delle persone nella cui vita mi stavo intromettendo.

Il mio viaggio tra le donne della radio inizia da Annie Jameson, la mamma di Marconi. Incoraggiò sempre il figlio ad andare avanti per la sua strada, agevolandogli tutti i necessari contatti e costruendogli relazioni decisive. Si prosegue con le donne dello scienziato italiano e della influenza che ebbero su di lui. Dopo una immersione nella tragedia del Titanic, che ha visto un’altra donna inconsapevole protagonista di una straordinaria curvatura del destino di Marconi, ritorneremo a galla parlando di trasmissioni radio, delle due donne  cui è attribuito il ruolo di prime speakers della radio, con un velo di mistero non ancora del tutto risolto. Un’altra donna ha avuto un ruolo straordinario nelle radio trasmissioni clandestine nella seconda guerra mondiale a Firenze durante l’occupazione nazista. Farò un volo radente sul mondo del design della radio, campo nel quale la sensibilità femminile ha giocato un ruolo di primo piano. Inevitabile l’incontro con alcune delle artiste che hanno reso ancora più grande questo incredibile strumento di comunicazione. 

In sostanza, con queste storie ho voluto restituire alle donne quel ruolo da protagonista che hanno avuto in un mondo, quello della radio, troppo spesso ingiustamente considerato di predominio maschile. Non a caso, Tommaso Filippo Marinetti, il fondatore del futurismo, in uno dei suoi celebri manifesti, cita la “Ra-dia” al femminile. E, a proposito di manifesti, cosa dire dell’importantissimo ruolo della donna nelle pubblicità di radio e apparati ad essa collegati?

Ma questa è un’altra storia. Anzi, un’altra pubblicazione!


[1] Con il termine “flappers”, o “maschiette”, si faceva riferimento a quelle giovani donne che erano contro qualsiasi stereotipo e convenzionalismo legato al mondo femminile. Le maschiette si ribellavano ai canoni dettati dalla società, fino a fare del loro comportamento un vero e proprio stile di vita, a cominciare dal modo di vestire: a differenza delle donne tradizionaliste con i capelli lunghi, le maschiette li portavano corti o a boccoli con raffinati cappellini; invece dei lunghi vestiti castigati portavano abiti corti con spacchi e non andavano mai in giro senza make-up. 

Le flappers furono il simbolo di un’evoluzione della femminilità, e di rivoluzione sociale, che comprendeva non solo il modo di vestire, ma anche quello di comportarsi all’interno della società degli anni ruggenti e dell’era del jazz: guidare automobili, ascoltare jazz, bere, fumare, avere comportamenti libertini, rientravano nelle attività quotidiane di queste “ragazze spregiudicate e disinvolte”.


via Bruno Pecolatto-AIR130

 


2 commenti:

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