mercoledì 30 novembre 2011

La radio nel cinema

Nella premessa che non è mia parente e che trattasi di mera omonimia (del cognome), ritengo utile diffondere la notizia reperita in rete. La pubblicità di un libro è sempre un invito alla cultura: niente di commerciale, quindi.
Giancarlo Venturi

A POGGIBONSI INCONTRO CON SILVIA VENTURI PER PARLARE DI RADIO

News 28-11-2011
Sabato 3 Dicembre alle ore 18.00, radio e cinema entrano in libreria. Merito di Silvia Venturi, speaker di Radio Rosa, che presenterà alla Libreria Mondadori - Disco Shop di Poggibonsi (SI) - Largo Campidoglio, 19 – la sua tesi di laurea divenuta libro grazie alla casa editrice Cinetecnica, da tempo impegnata nel dare giusto risalto alle tesi di giovani laureati in Scienze della Comunicazione.
Un libro avvincente, per addetti ai lavori e non solo, che si prefigge un obiettivo certamente ambizioso: ricercare l'imago, l'immagine precisa che il cinema ci ha restituito della radio. Per farlo, ecco a disposizione del lettore una folta filmografia, dieci 'radio-movies' (come li chiama l'autrice) noti al grande pubblico e di forte appeal (Un volto nella folla, Radio Days, Good morning Vietnam, Talk Radio, Radiofreccia, Jacob il bugiardo, I cento passi, Lavorare con lentezza, Natale a Casa Deejay, Radio America), di ognuno dei quali viene offerta una lettura 'progressiva', a diversi strati di profondità, per guidare chi legge alla ricerca del ruolo specifico rivestito dalla radio.
Ma cosa c'entra la radio col cinema, verrebbe da chiedersi. Se la volontà di accostare due mezzi apparentemente così lontani, suscita inzialmente qualche dubbio, è sufficiente la breve storia della radio posta a introduzione del libro, a fugare ogni dubbio. 'C’è qualcosa di sottile che unisce radio e cinema, un insieme di coincidenze storiche e di rapporti di forza che nel corso degli anni hanno unito questi due media così diversi, eppure così vicini'. A cominciare dall'anno di nascita di entrambi, il 1895, seguito poi da un periodo di 'pacifica convivenza', terminato bruscamente nel 1927, quando l’avvento del sonoro al cinema rappresentò una palese e poco gentile ‘invasione di campo’ nei confronti della radio.
Un libro, insomma, che si schiera dalla parte della radio (e non poteva essere altrimenti vista la professione dell'autrice), e che, supportato da numerose teorie accademiche, punta a demolire la presunta supremazia del cinema sulla sua ‘sorellina cieca’ (la radio), ristabilendo un giusto equilibrio tra i due mezzi. '...se la radio fosse davvero affetta da quel ‘complesso di inferiorità’ su cui a lungo i massmediologi hanno dissertato, come si spiegherebbe l’esistenza di una filmografia tutta incentrata sul mezzo radiofonico? Se la radio fosse davvero ‘figlia di un dio minore’, come si giustifca la volontà dimostrata da registi del calibro di Woody Allen, Oliver Stone, Robert Altman, di portare sul grande schermo la magia che sempre emana da un segnale in fm?'.
Ma il libro non è solo un excursus attraverso la storia della radio e un'analisi dettagliata dei singoli radio-movies. Come vuole il metodo scientifico, dalla comparazione orizzontale delle diverse pellicole si arriva al capitolo finale, quello delle conclusioni, che offre finalmente una risposta alla domanda iniziale: quale immagine della radio emerge nel cinema?
Una risposta complessa e argomentata, che rappresenta il core di questo studio e che fa emergere con evidenza cinque categorie ben definite. La radio come:
Strumento di potere e di manipolazione delle altrui coscienze;
Strumento di libertà e di affrancamento dalla censura;
Strumento per delineare e rafforzare le identità, singole o collettive che siano;
Strumento di connessione/partecipazione del singolo coi propri simili/al mondo esterno;
Allegoria della vita umana
Così, da una radio di potere, coercitiva e soggiogante come quella delineata in film come Un volto nella folla e Good morning Vietnam, si arriva alle radio libere degli anni Settanta, cantate ed elogiate in tutto il loro anelito democratico da tre lungometraggi italiani come Radiofreccia, Lavorare con lentezza e I cento passi, film che ripercorrono le contestazioni giovanili di quegli anni burrascosi, talvolta attenendosi alla realtà dei fatti (Radio Alice e Radio Aut), talvolta scivolando invece in modo trasognante nella finzione (Radio Raptus). Lontano da queste due concezioni opposte, c'è poi la radio che assolve ad altre funzioni distinte ed ugualmente rilevanti: una funzione identitaria, una partecipativa e una connettiva. Un libro, insomma, che al di là della piacevole dissertazione, offre indubbiamente nuove chiavi di lettura, per intepretare in modo diverso e 'mediaticamente' più conscio film che conosciamo; e che lungi dal porsi come presuntuoso punto d'arrivo, rappresenta invece una valida base di partenza per gli studi a venire, volti ad avvicinare (e valorizzare) ancor di più il magico connubio radio-cinema.
Chi è Silvia Venturi: giornalista pubblicista, laureata a pieni voti presso l'Università di Firenze in 'Media e Giornalismo', consegue con altrettanto profitto la specializzazione a Siena in 'Radiofonia e linguaggi dello spettacolo e del multimediale'. Ad oggi conta diverse collaborazioni con varie emittenti toscane (RDF 102.7, Lady Radio e Radio Rosa) e la conduzione autonoma di programmi culturali, informativi e d'intrattenimento. Attualmente è speaker a Radio Rosa.
fonte: www.oksiena.it



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