Schiarire la plastica
Di Giuseppe Chiaradia (segnalato dai nostri amici dell' AIRE)
Premessa:Avevo scaricato l’articolo
circa un anno fa, ma finora non ho avuto l’occasione di tentare il trattamento.
Dai vari commenti su Internet, sembra che questo trattamento vada bene per le plastiche ABS. Qualcuno dice che forse non è definitivo e che col tempo il materiale tenderebbe a reingiallire, forse dopo lo sbiancamento, bisognerebbe trattare con un qualche protettivo.
Dai vari commenti su Internet, sembra che questo trattamento vada bene per le plastiche ABS. Qualcuno dice che forse non è definitivo e che col tempo il materiale tenderebbe a reingiallire, forse dopo lo sbiancamento, bisognerebbe trattare con un qualche protettivo.
Plastica ingiallita:
cos’è Retr0Bright?
E’ un gel
che permette di invertire il processo di ingiallimento della plastica,
riportandola al colore originale. Lo uso per computer e console, ma nulla vieta
di usarlo su mattoncini del Lego, giocattoli, o tutto ciò che è in plastica ABS.Ecco cosa può fare:
Introduzione
Dato che l’intero progetto è stato rilasciato al pubblico senza fini commerciali, spero di contribuire a diffondere la notizia nella comunità italiana di retrocomputing e collezionisti; qualcuno offre online il trattamento a pagamento: se non vi sentite in grado di utilizzare il processo, può essere una soluzione. A scanso di equivoci, non sono io e non so chi sia.
Il mio articolo dovrebbe essere sufficientemente esaustivo sull’argomento, il riferimento rimane ovviamente ilsito del progetto (in inglese). Non ho le competenze per spiegare in dettaglio il processo chimico del restauro o dei possibili danni, se masticate un po’ d’inglese leggete anche l’articolo originale.
In ogni caso non ritenetemi responsabile se rovinate il pezzo più importante della vostra collezione: iniziate con qualcosa di comune, un mouse o qualche pezzo di facile reperibilità. A volte un ingiallimento uniforme può essere accettabile, se è un pezzo unico è meglio tenerlo così o rischiare di rovinarlo? Abbiate pazienza e fate pratica.
Come funziona?
La scoperta più importante è stata
che non è la plastica a ingiallire, ma un composto aggiunto alla plastica
stessa come ritardante di fiamma, il bromo. I produttori di computer usavano una plastica
economica, l’ABS, aggiungendo il ritardante per rendere più sicuro il prodotto;
il bromo in natura è marrone, e l’esposizione ai raggi UV del sole spezza un
legame chimico riportando il bromo al suo colore originale.
Questa scoperta è stata in realtà la
conseguenza di un esperimento in Germania: alcune persone hanno notato che
lasciando alcuni giorni le plastiche in immersione in acqua ossigenata (perossido
di idrogeno) sotto il
sole, queste ritornavano al colore originale.
Il chimico del progetto Retr0Bright
– questo il nome assegnato al “prodotto” – ha indagato sul processo e ha
trovato un modo per accelerarlo: bisogna aggiungere un catalizzatore, che però
si trova puro in commercio solo per le industrie. Fortunatamente questo elemento
è l’ossigeno attivo dei vari prodotti “Oxi” che troviamo al supermercato: basta
quindi un po’ di Vanish o simili. Farà un po’ di schiuma ma non contiene
prodotti dannosi per le plastiche.
Con questo catalizzatore, il
processo di ridare la molecola di ossigeno al bromo (l’ingiallimento è comunque
solo in superficie) accade in qualche ora piuttosto che qualche giorno;
ironicamente, ciò che attiva il processo sono gli stessi raggi UV colpevoli
dell’ingiallimento.
Il problema è che se dobbiamo
“sbiancare” plastiche piuttosto voluminose, servono grandi quantità di acqua
ossigenata, che nelle concentrazioni necessarie non è facile da trovare. La
soluzione è stata quella di rendere il prodotto spalmabile (e più economico):
diamo il benvenuto al gel Retr0Bright!
La ricetta
Attenzione!
L’acqua ossigenata in alte concentrazioni è pericolosa! Può danneggiare la
pelle e rendervi ciechi se arriva negli occhi. L’acqua ossigenata per
disinfettare le ferite ha una concentrazione del 3%-6%; quella usata dai
parruchieri del 12%; quella usata per sbiancare il legno arriva al 40% (130
volumi). Usate sempre i guanti e occhiali protettivi.
Per convertire da volumi a
percentuale, dividete per 3,3.
Ad esempio, 130 volumi / 3,3 = circa 40%.
Ad esempio, 130 volumi / 3,3 = circa 40%.
Nota: “tablespoon” e “teaspoon” sono
vere e proprie unità di misura, non sono un cucchiaio o un cucchiaino. Inoltre
c’è differenza tra USA e Gran Bretagna…
La ricetta è inglese, per cui:
1 tablespoon = ~18ml
1 teaspoon = ~6ml
La ricetta è inglese, per cui:
1 tablespoon = ~18ml
1 teaspoon = ~6ml
Ingredienti
per produrre circa mezzo litro di gel (ricetta originale)
500 ml di acqua ossigenata 10% – 15%
(circa 40 volumi)
2 tablespoon (36ml) di gomma di Xantano (è un addensante alimentare che potete ordinare in farmacia o online)
1 teaspoon (6ml) di glicerina (anche questo in farmacia o online)
1/4 teaspoon (2ml) di Vanish o simile in polvere (cercate i vari “Oxi” al supermercato, cambiano le percentuali di ossigeno attivo, in genere attorno al 30%)
2 tablespoon (36ml) di gomma di Xantano (è un addensante alimentare che potete ordinare in farmacia o online)
1 teaspoon (6ml) di glicerina (anche questo in farmacia o online)
1/4 teaspoon (2ml) di Vanish o simile in polvere (cercate i vari “Oxi” al supermercato, cambiano le percentuali di ossigeno attivo, in genere attorno al 30%)
Mescolate l’acqua ossigenata e la
gomma di Xantano in una ciotola con una frusta elettrica (quella per montare la
panna). Aggiungete la glicerina e mescolate ancora. Lasciate riposare e date
un’ultima mescolata. Il composto può essere conservato in un contenitore, di
plastica e non trasparente. Non aggiungete il Vanish, va usato solo quando
dovete applicare il gel. Il composto senza il Vanish può essere conservato per
qualche settimana senza problemi. Una volta attivato, deve essere utilizzato
entro 48 ore, poi risulta inefficace.
Il mio consiglio: mantenete
percentuali basse di acqua ossigenata. Io ho provato varie concentrazioni,
anche più del 15%. Sappiate che più alta è la percentuale, più aumenta la
probabilità di danneggiare la plastica. Io ora uso acqua ossigenata all’8%.
Utilizzo
Smontate e pulite i pezzi da
restaurare. Aggiungete una punta di cucchiaino di Vanish al composto e
mescolate in modo che si sciolga. In alternativa, sciogliete il Vanish in un
po’ di acqua calda (non bollente) e aggiungetela al composto.
Spalmate il composto in maniera
uniforme sulla plastica e mettetelo al sole. Il sito dice di lasciare agire per
un giorno, ma vi posso assicurare che se fate così ci sarà un’alta probabilità
di rovinare la plastica. Dovete controllare ogni due-tre ore che il gel non si
asciughi: dato che sicuramente si sarà seccato, date una pennellata con un po’
d’acqua e spalmate altro gel.
Le serigrafie non vengono rovinate,
ma le parti in metallo potrebbero ossidarsi. La vernice su alcune parti
metalliche (es. vecchi loghi Apple) sbiadisce o si scrosta. Usate solo sulla
plastica.
A parte qualche pezzo particolarmente
ingiallito, qualche ora potrebbe già bastare a ripristinare le plastiche.
Sciacquate bene togliendo qualsiasi residuo del gel. Non valutate il risultato
di sera con la luce di una lampadina: aspettate il giorno dopo e guardate il
pezzo alla luce del giorno. Come per qualsiasi restauro, non insistete, non
esagerate. Se volete ottenere il risultato “perfetto”, finirete per rovinare la
plastica in maniera irreversibile. Accontentatevi del risultato ottenuto.
Effetti collaterali
Se usate una concentrazione troppo
alta di acqua ossigenata, o se lasciate il pezzo troppo a lungo sotto il sole,
la plastica potrebbe sbiancarsi in maniera irreversibile. A me è successo nei
primi esperimenti, per cui ripeto: perossido di idrogeno al massimo al 10% e
controllate spesso che il gel non si asciughi, altrimenti appariranno macchie o
striature bianche. Sul sito Retr0Bright ci sono vari esempi di esperimenti
andati male.
La mia esperienza
Oltre a mettere i pezzi al sole, ho
provato anche con lampade UV di ogni tipo. I raggi
UV sono di tre tipi, alcuni arrivano
naturalmente sulla terra mentre altri devono essere riprodotti artificialmente
e sono molto pericolosi (soprattutto gli UVC). Ho provato con una lampada UVA
da 25W, una lampada UVA+UVB da terrario, una pericolosa lampada UVC che
accendevo in una scatola completamente chiusa, in cantina.
Le lampade che vanno bene sono le “Black light” o “luce di wood”: sono quelle che si usano anche in discoteca e fanno risaltare tutto quello che contiene fluoro (occhi, denti, magliette bianche).
Il problema è che in genere queste lampade sono poco potenti, vanno bene per pezzi piccoli ma è difficile illuminare il case di un computer su tutti i lati, perché l’effetto della lampada cala con la distanza. Meglio una giornata di sole.
Le lampade che vanno bene sono le “Black light” o “luce di wood”: sono quelle che si usano anche in discoteca e fanno risaltare tutto quello che contiene fluoro (occhi, denti, magliette bianche).
Il problema è che in genere queste lampade sono poco potenti, vanno bene per pezzi piccoli ma è difficile illuminare il case di un computer su tutti i lati, perché l’effetto della lampada cala con la distanza. Meglio una giornata di sole.
Tante parole, ora finalmente qualche
foto! Di seguito alcuni dei miei interventi.
Commodore
VIC20: il mio primo esperimento
Ecco come si presentava il pezzo
prima del restauro: aveva un ingiallimento molto evidente localizzato in basso
a sinistra e lateralmente sulla parte superiore del case. Quella inferiore solo
a lato.
Questa prima prova risale all’estate 2009, in una bella giornata di sole qui al nord.
Questa prima prova risale all’estate 2009, in una bella giornata di sole qui al nord.
Applicazione del gel (più che altro
è una schiuma):
A fine mattinata, dopo qualche ora:
A fine giornata :
Tastiera
Apple
Una tastiera molto ingiallita. Fino
a dove può arrivare Retr0Bright?
Eccola prima della cura:
E questo è il risultato finale:
Commodore
64G
Qui il computer prima di essere
ancora pulito, così com’è arrivato:
In questo caso, oltre alla scocca,
anche i tasti erano ingialliti.
Ecco il risultato finale:
Altri pezzi
Problemi
Preso dall’entusiasmo del primo
successo, ho fatto un’altra prova; ma la concentrazione di acqua ossigenata era
troppo alta e quando ho visto le prime macchie pensavo che anche tutto il resto
dovesse diventare grigio chiaro, invece la plastica aveva iniziato a rovinarsi.
Ho insistito utilizzando il gel due giorni di seguito, due giornate estive di
sole che hanno solo peggiorato il problema.
Qui un’altra tastiera prima di
essere smontata, pulita e restaurata:
Ecco come si presenta il difetto
della plastica “macchiata” a striature:
Di seguito un dettaglio della
plastica rovinata evidenziato in PhotoShop:
Non è possibile ripristinare in
nessun modo la plastica una volta che si è sbiancata oltre al suo colore
originale.
Conclusione
Retr0Bright, e le persone dietro al
progetto, hanno reso possibile ciò che per molti anni ho ritenuto impossibile.
Parecchi pezzi che ho recuperato sono ingialliti: alcuni in modo lieve e
uniforme, e magari non dà neanche troppo fastidio. Altre plastiche sono invece
ingiallite parzialmente perché esposte alla luce solo da un lato, o perché
c’era un’etichetta o un monitor appoggiato sul computer che ha protetto parte
della scocca.
In questo caso il restauro è un’ottima soluzione per ripristinare o rigenerare le plastiche riportandole al colore originale.
In questo caso il restauro è un’ottima soluzione per ripristinare o rigenerare le plastiche riportandole al colore originale.
Mi sono posto il problema se sia
corretto restaurare un vecchio computer. Ho pensato che ci sono varie categorie
di oggetti, che condizionano il tipo di restauro da applicare: in alcuni casi è
bello vedere i segni del tempo, altre volte è ovvio e scontato ripristinare le
condizioni originali, come nelle auto d’epoca. Nessuno andrebbe orgoglioso di
una vecchia Porsche con la carrozzeria arrugginita, le cromature scrostate e i
sedili rovinati.
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