mercoledì 2 marzo 2016

Capiamo e sperimentiamo il principio secondo cui funziona un interferometro radio

Tutti conoscono il principio di accoppiare piu' antenne per aumentare il guadagno massimo riducendo l'ampiezza del lobo principale .
Normalmente le distanza tra le antenne sono dell' ordine di 1/4 - 1 lunghezza d'onda (WL), ma non di piu' .

Cosa succede se aumentiamo molto la distanza anche solo tra due antenne ( diciamo 10 - 20 WL ) ? 

Si ha un lobo principale strettissimo .

Pero' nulla si crea , nulla si distrugge .... purtroppo i lobi laterali si alzano di livello , anche se loro molto stretti .

Alla fine si ottiene una serie di lobi molto stretti che hanno come inviluppo la figura di direttivita' di una sola antenna ( figura tratta da Enciclopedia Treccani) .



A cosa potrebbe servire una antenna di tale genere ? 

Ad esempio in radioastronomia , quando si vogliono dei lobi estremamente stretti per fare la mappa del cielo e si puo' calcolare che il contributo dei lobi laterali e' fuori di bersagli significativi ( o compensare matematicamente la risposta ) .

Di seguito l'esperimento pratico in SHF a circa 10 GHz dove la lunghezza d'onda e' di 3 cm .

Due antenne in guida d'onda sono separate di circa 60 cm ( 20 lunghezze d'onda ) , collegate ad un divisore a due ingressi l'uscita del quale e' collegata all'ingresso di un analizzatore di spettro .

Come da primo filmato , facendo muovere un oscillatore con una antenne in guida d'onda rispetto all' interferometro , si vede la successione della serie di massimi e nulli molto vicini .

Scollegando una antenna viceversa il segnale rimane costante perche' l'antenna singola ha un solo lobo di irradiazione molto ampio .  

Nelle foto si vede la configurazione dell' esperimento .








Tutte e due le antenne dell' interferometro collegate 



Una sola antenna collegata


Video dell' esperimento con due antenne 


Video dell'esperimento con una antenna

Per chi volesse approfondire il principio , suggerisco : 


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