domenica 19 febbraio 2012

Canone RadioTV, proteste

da Italradio

Canone radiotv, proteste contro le lettere della RAI alle aziende

Rassegna stampa
(LC, 18 Feb 2012) - La stampa italiana commenta le numerose proteste che imprenditori, specialmente artigiani, hanno sollevato in merito alle lettere che la RAI sta inviando loro per chiedere la sottoscrizione dell'abbonamento speciale con cifre che, per il solo possesso di un computer collegato a internet, si aggirano sui 200 euro l'anno. Una richiesta difficilmente condivisibile. Chiesto l'intervento del Governo. Annunciata un'interrogazione parlamentare.

Il 17 febbraio 2012 ne scrive il quotidiano "La Repubblica" che ricorda "il Regio Decreto Legge 246/1938 e il Decreto Legislativo Luogotenziale 458/1944, che stabiliscono l’obbligo del pagamento di un canone a carico di chi “detenga uno o più apparecchi atti od adattabili alla ricezione delle radioaudizioni” " e la richiesta giunta da parte della RAI a "migliaia di negozianti e studi professionali, piccole imprese, medici di base, farmacisti, veterinari" che ricevono "in queste ore il perentorio sollecito a pagare il canone Rai speciale sul presupposto che posseggano almeno un computer" collegato a internet da dove possono accedere a contenuti radiotelevisivi nell'ambito delle loro attività. Il giornale stima in 980 milioni di euro l'ipotetico importo del canone così individuato. La Confartigianato di Firenze ha promosso una raccolta di firme e anche il sindacato dei medici di famiglia FIMMG ha invitato gli associati a non pagare. La "Repubblica" sottolinea ancora che "alla Confesercenti sono infuriati. «Ma come? Facciamo i salti mortali per far quadrare i conti e ci arriva questo balzello? Arriva a noi così come a tante piccole e medie imprese»."
Secondo l'Agenzia ASCA la Confartigianato di Roma si è rivolta direttamente al Governo.
Va chiarito che il canone (nato con il R.D.L. 21 febbraio 1938 n. 246) è obbligatorio per chiunque "detenga uno o più apparecchi atti od adattabili alla ricezione delle radioaudizioni". La legge stabilisce anche allo stesso art. 1 che "la presenza di un impianto aereo atto alla captazione o trasmissione di onde elettriche o di un dispositivo idoneo a sostituire l’impianto aereo, ovvero di linee interne per il funzionamento di apparecchi radioelettrici, fa presumere la detenzione o l’utenza di un apparecchio radioricevente".
Da più parti si sottolinea che un computer non è "un apparecchio radioelettrico". Sembra davvero un'interpretazione ardua tanto più che il servizio internet è effettuato attraverso gestori telefonici su linee per le quali sono già dovute altre imposte. Peraltro la legge del 1938 fa riferimento esplicito a apparecchi posti "in esercizi pubblici, in locali aperti al pubblico o comunque fuori dell'ambito familiare" o presso coloro "che li impiegano a scopo di lucro diretto o indiretto" e che quindi farebbe supporre a chi usa la radio o la tv per intrattenere o attrarre clienti - come accade nei bar o negli alberghi - piuttosto che chi si serve del computer collegato a internet per lavorare.
Nella serata del 18 febbraio, poi, l'Agenzia ANSA ha riferito che il senatore del Partito Democratico (di centro-sinistra, attualente in maggioranza) Giancarlo Sangalli ha annunciato "la presentazione di un'interrogazione a Monti, in qualità di ministro dell'Economia. ''Si sta veramente esagerando - osserva il parlamentare - negli ultimi mesi moltissime aziende e altrettanti lavoratori autonomi si son visti recapitare i bollettini per il pagamento del canone Rai perché possessori di un pc''. "
E in effetti non è la Rai a riscuotere il canone ma il Ministero delle'Economia (Finanze) attraverso l'Agenzia delle Entrate, titolari dunque di ogni azione in essere.
Precisiamo che la questione riguarda gli abbonamenti speciali (cioé quelli delle aziende) e non quelli ordinari dell'utenza privata che riguardano solo la tv essendo stato il canone radio privato abolito fin dal 1998.

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